Dopo mesi dal completamento del mio “libro” a riguardo dell’argomento COVID ho deciso di pubblicare comunque un aggiornamento di quanto già scritto, soffermandomi in particolare sui due temi che vedete nel titolo. Dato che la questione vaccini è un argomento piuttosto “caldo” e con una letteratura al momento molto complessa, ho deciso di prendermi del tempo prima di provare a redigere questo testo, che non aspira a dare un parere definitivo e conclusivo sulla faccenda quanto piuttosto a riassumere quello che finora è stato pubblicato e solo infine dare un mio parere personale sull’argomento, basandomi sui dati attualmente disponibili (Dicembre 2022) e mantenendo ben separato il mio punto di vista dai fatti accertati dagli studi.
Oltre ai due argomenti del titolo ci soffermeremo anche su altri studi che hanno spesso fatto discutere e che, a mio parere, spesso sono essenziali per poter dare un parere anche sulla questione principale oggetto di questo scritto.
Variante Omicron vs varianti precedenti:
Uno studio che ha fatto molto discutere (Chen et al. 2022) ha studiato le differenze fra queste 2 varianti del virus contagiando diversi gruppi di topi con il ceppo originale di Wuham, con la prima variante omicron e con un ceppo ibrido creato il laboratorio unendo la proteina spike di omicron con il resto del genoma del ceppo di Wuhan. L’esperimento, che ha fatto molto discutere, ha dimostrato come il ceppo ibrido abbia la stessa capacità di evadere la risposta immunitaria del paziente di omicron conservando nel contempo la letalità del virus originario; dimostrando quindi che sono le proteine accessorie del virus quelle che determinano la letalità del SARS CoV 2 e come queste si siano evolute in contemporanea alla proteina spike per aiutare il virus a diffondersi più rapidamente (un virus che da meno sintomi è in grado di diffondersi più facilmente perchè evita l’isolamento del paziente aumentando gli asintomatici in giro che possano diffondere il contagio, oltre a sfruttare meglio il sistema immunitario dell’ospite a suo vantaggio).
A molti non è piaciuta l’idea che qualcuno abbia creato un virus super contagioso e letale in laboratorio, tuttavia, a mio avviso, il ceppo Omi-S così ottenuto anche se “liberato” per sbaglio non credo avrebbe fatto molta strada, dato il gran numero di pazienti sintomatici che avrebbe creato e soprattutto sarebbe stato presto sopraffatto dalle varianti omicron meglio adattate all’uomo (se le proteine accessorie sono mutate spontaneamente un motivo ci sarà…). Teniamo conto poi che il virus SARS CoV 2 spesso e volentieri scambia pezzi del suo genoma con altre varianti circolanti ma ora poco diffuse (o diffuse negli animali) come la delta creando continuamente nuovi ibridi,quindi non è detto che in realtà una variante simil Omi-S naturale non abbia mai circolato, semplicemente non la abbiamo mai trovata prima che potesse diffondersi su larga scala. Al netto delle critiche quindi questo esperimento dimostra in maniera certa come la maggior contagiosità e la minore letalità delle varianti omicron non dipende dallo status vaccinale/immunologico dei pazienti attuali quanto piuttosto da cambiamenti evolutivi del virus stesso (come avevo già descritto nella review sul neurocovid)
Altro aspetto interessante del ceppo ibrido descritto in questo articolo è che esso infetta più facilmente le vie aeree dei topi (come omicron) mentre invece il ceppo di Wuhan da più spesso un’alveolite. Questo dato è coerente sia con la minor aggressività di omicron (non del tutto dovuta quindi solo alle proteine accessorie) sia col fatto che il virus da più spesso infezioni delle alte vie aeree invece che polmoniti, oltre a pattern radiologici a volte differenti dal ceppo originario.
Il SARS CoV 2 è stato creato in laboratorio?
Sebbene questa ipotesi sia ritenuta molto improbabile (come abbiamo già visto nelle precedenti review) un articolo pubblicato di recente (Bruttel et al. 2022) ha evidenziato (per dirla in modo semplice), come, a detta degli autori, il genoma del coronavirus SARS CoV 2 presenta alcune sequenze in punti chiave che fanno pensare ad un suo assemblaggio in laboratorio. Sinceramente non ho le competenze per esprimere un mio parere su questo articolo (non sono in bioinformatico, e altri articoli simili sono stati già pesantemente criticati da esperti in passato) quindi chiedo se fra i pochi che mi leggono c’è qualcuno di voi lettori che ne capisce e può aiutarmi 🙂
Questo articolo, come spesso accade per l’argomento COVID, è un preprint, ma è tuttavia scritto da ricercatori per poter essere accettato e non da complottisti ignoranti, a dimostrazione che questa tematica è ancora aperta e, sebbene difficilmente verrà mai risolta, credo meriti di essere discussa. Il discorso dell’affidabilità delle pubblicazioni scientifiche (in particolare dei preprint) l’avevo già trattato in un precedente articolo.
Gli Antivirali sono efficaci contro la COVID?
Lo studio di approvazione del paxlovid che potete trovare riassunto nell’RCP del farmaco sebbene fosse stato condotto su alcune migliaia di persone era gravato da una numerosità vergognosa per quanto riguarda la letalità nei 2 bracci di studio in quanto i morti sul braccio trattato e su quello di controllo si contavano sulle dita di una mano o poco più, motivo per cui definire “statistica” la parte matematica di questo studio è semplicemente ridicolo. Altro punto debole di questo studio è che era stato condotto durante il periodo in cui circolava la variante delta, che come abbiamo visto prima era molto più letale delle attuali omicron. Per fortuna successivamente molti altri gruppi di lavoro hanno condotto studi con numerosità molto più elevate in molti parti del mondo, dimostrando che la terapia è efficace anche contro omicron: Tene et al. 2022 (Israele), Wong et al. 2022 (Hong Kong), Aggarwal et al. 2022 (USA), Lewnard et al. 2022. (USA), Schwartz et al. 2022 (Canada).
Al momento per quel che so dai colleghi non sempre è facile prescrivere rapidamente il paxlovid ai pazienti a cui è indicato per via di una burocrazia tremendamente lenta associata a un trattamento molto costoso (intorno al migliaio di euro) e pertanto sotto strettissimo controllo da parte delle ASL; altro grosso (e molto più grave) problema di questi farmaci è la complessa interazione con altri farmaci, anche salvavita, che spesso controindica l’assunzione del paxlovid a soggetti che invece forse ne sarebbero i maggiori beneficiari. Credo quindi che sarebbe opportuno procedere allo sviluppo di nuovi farmaci con differenti bersagli, visto che l’epidemia non è ancora finita e che, come abbiamo visto, sono le proteine accessorie virali le principali responsabili della sintomatologia. Inoltre credo che lo studio di questi bersagli potrebbe essere utile anche per creare nuovi trattamenti immunosoppressori/immunostimolanti utili per trattare anche altre patologie come i tumori o quelle reumatologiche.
ELENCO FARMACI INTERFERENTI CON IL PAXLOVID (più importanti):
- alfa bloccanti: alfuzosina (usato nei pazienti con ipertrofia prostatica)
- antioanginosi: ranolazina (salvavita)
- antiaritmici: amiodarone, bepridil, dronedarone, encainide, flecainide, propafenone, chinidina (salvavita)
- anticonvulsionanti: carbamazepina (epilessia e dolori neuropatici)
- antigottosi: colchicina
- antipsicotici: quetiapina
- erba si D. Giovanni
- statine: (trattamento del ipercolesterolemia, salvavita ma sospendibili per qualche giorno senza problemi o sostituire con statine non metabolizzate dal CYP3A4)
- inibitori del PDE5 (ipertensone polmonare, solo in tal caso salvavita, e disfunzione erettile): avanafil, sildanafil, verdanafil
- tranquillanti e sedativi (insonnia ed attacchi di panico), controindicati o in alcuni casi necessario attento monitoraggio
- oppioidi (terapia del dolore e trattamento delle tossicodipendenze da oppiacei, rimodulare i dosaggi)
- antiasma: salvavita: teofillina (rimodulare il dosaggio), salmenterolo (uso non raccomandato)
- vari chemioterapici antitumorali
- anticoagulanti: coumadin (ridosare) e rivaroxaban (non raccomandato), sono farmaci salvavita
- antidepressivi (controllo stretto per effetti collaterali e rimodulazione del dosaggio, specie se presidio salvavita)
- antistaminici (in alcuni casi associazione pericolosa, in altri necessario monitorare l’effetto antivirale)
- antifungigni ed alcuni antibiotici (interazione sul metabolismo, necesario monitoraggio, alcune associazioni controindicate)
- antiretrovirali (farmaci contro l’AIDS) e antivirali contro l’epatite C (salvavita)
- calcio antagonisti: amlodipina (usato come antipertensivo di frequente, rivedere il dosaggio)
- immunosoppressori (ciclosporina, tacrolimus, everolimus). Sono farmaci salvavita il cui effetto va attentamente monitorato
- cortisonici (cp ed inalatori): necessario attento monitoraggio
- ormoni tiroidei (salvavita, necessario ridosaggio dellas terapia)
Quanto dura l’immunità dopo la seconda dose booster di richiamo con i vaccini bivalenti omicron + wt?
Circa 6 mesi, similmente al precedente richiamo (Jara et al. 2022).
Quanto sono efficaci i vaccini bivalenti omicron + WT? Proteggono dalla malattia grave? impediscono il contagio?
Gli studi di approvazione di questi vaccini sono stati eseguiti usando campioni nell’ordine di migliaia di soggetti a cui è stata misurata la risposta anticorpale specifica per omicron a confronto con il vaccino WT rilasciato nel 2021. Tali studi hanno evidenziato per questo end-point secondario una maggiore efficacia del nuovo vaccino rispetto all’originale, tuttavia non è stato possibile (come già visto per gli antivirali) misurare l’effetto su end point primari come mortalità o tasso di ospedalizzazione per via della bassa numerosità campionaria (Chalkias et al. 2022, Kawasuji et al. 2022).
Il gruppo di Grewal e collaboratori (2022) ha evidenziato come il vecchio vaccino sia efficace nel ridurre il taso di ospedalizzazione e di malattia grave anche contro omicron.
Non ho trovato studi riguardanti end point primari come la possibilità di ridurre il tasso di contagio, di malattia grave o di morte con i nuovi vaccini.
Callaway (2022) sulla prestigiosa rivista Nature ha scritto un editoriale molto critico riguardo gli studi finora condotti evidenziando quanto riportato sopra e descrivendo come i nuovi vaccini presentino contro omicron la stessa efficacia dei vecchi e non siano in grado di bloccare la trasmissione del contagio.
In conclusione ritengo quindi che, come già detto sopra, sia indifferente usare per i richiami un vaccino nuovo oppure uno dei vecchi e che non abbia senso imporre agli operatori sanitari o ad altri soggetti di farsi somministrare un secondo booster al fine di prevenire il contagio. La questione è individuale allo stato attuale, non di sanità pubblica, in quanto il vaccino protegge solo chi lo riceve e non si può obbligare qualcuno a curarsi in uno stato di diritto se il suo atto non ha conseguenze per gli altri ne tantomeno si può discriminare durante i ricoveri (anche perchè malati gravi dopo vaccinazione comunque esistono ed il nostro SSN è universale per definizione). Analogamente ritengo appropriato il reintegro dei medici NoVax nelle strutture sanitarie, anche vista la gravissima penuria di personale che affligge il Sistema Sanitario Nazionale! Un approccio “moralistico” anzichè razionale nella situazione attuale è estremamente pericoloso anche per i pazienti che rischiano di non poter ricevere cure adeguate per mancanza di personale. Al netto di queste considerazioni c’è sempre la questione spinosa che abbiamo lasciato in sospeso nello scorso articolo: le miocarditi da vaccino.
Il vaccino anti-COVID-19 può causare miocarditi o altri problemi cardiaci?
L’articolo di Sun et al. che avevo citato nella precedente review era stato sottoposto all’epoca a pesanti critiche da parte del mondo scientifico e non solo tanto che la rivista ha dovuto mettere un alert in cima all’articolo per avvertire che la validità dello scritto è stata messa in discussione ed erano in attesa di scrivere un editoriale a riguardo o anche ritirare il testo…beh sono passati mesi, tale alert e l’articolo non sono stati rimossi e si è scatenato un gran polverone sulle riviste scientifiche e sui preprint (perchè la scienza, al contrario di quanto sostiene qualcuno, è democratica, basata sul confronto fra pari ed è fatta in modo tale che ogni lavoro può essere sottoposto a critica, a miglioramenti e ad essere ridiscusso quanto compaiono nuove evidenze, che piaccia o meno ai moralisti ed ai fan della cancel culture!)
La letteratura che sta uscendo su questo argomento si aggiorna praticamente ogni giorno con nuovi case report, metanalisi e studi che sostengono le tesi più diverse (e spesso opposte) tanto che è è veramente difficile starci dietro! Motivo per cui ritengo stupido “tifare” per una fazione fin da prima di iniziare la dissetazione di tali scritti (che ricordo sono redatti da esperti e non da complottari). In queste prossime righe mi limiterò quindi a riassumere le evidenze che ho trovato, evidenziando in molti casi i punti di forza o debolezza di ogni lavoro, oltre che le contraddizioni/cose non dette che compaiono in alcuni manoscritti al confronto fra l’abstract ed il testo completo (in questi casi farò delle citazioni dirette, che potrete verificare direttamente eventualmente scaricandovi l’articolo che quasi sempre è disponibile gratuitamente):
Jabagi e collaboratori (2022) sulla prestigiosa rivista JAMA hanno evidenziato come per i pazienti con un età maggiore di 75 anni non si evidenzia un aumento del rischio cardiovascolare relativamente alla somministrazione del vaccino anti-COVID-19 Pfizer. Questo dato (estrapolato dai registri nazionali francesi e relativo a praticamente tutta la popolazione over 75 del paese) è condiviso praticamente da tutti gli autori che vedremo dopo. Quasi tutti infatti sono convinti che il vaccino in anziani e fragili sia assolutamente indicato in quanto in grado di proteggere dalle forme più gravi di malattia ad alta mortalità a fronte di un rischio cardiovascolare dovuto alla somministrazione molto inferiore a quello causato dalla malattia COVID-19.
Il gruppo francese di Botton e collaboratori (2022, lo stesso del lavoro precedente) analizzando gli stessi dati, ma relativamente alla popolazione più giovani di 75 anni, non ha trovato associazioni fra eventi cardiaci avversi e vaccini a mRNA, rilevando invece l’effetto per i vaccini a vettore virale. Tale studio tuttavia a mio parere presenta un pre test referral bias grosso come una casa in quanto una popolazione che include soggetti dall’infanzia ai 75 anni è ovviamente estremamente eterogenea dal punto di vista dell’età (ed è ben risaputo che le miocarditi da vaccino colpiscono soprattutto soggetti maschi e giovani under 30). Oltre a questo il periodo preso in esame va dal 2020 al 2021 (quando non circolavano le varianti omicron, che presentano una virulenza assai diversa dalle prime varianti che circolavano all’epoca, come abbiamo visto prima).
Malden e collaboratori (2022) hanno studiato un vasto gruppo di pazienti pediatrici fra i 5 e gli 11 anni monitorando per 14 giorni dalla somministrazione gli effetti collaterali dei vaccini, non evidenziando effetti collaterali gravi. A mio avviso la grossa limitazione di questo studio rispetto al lavoro di Sun et al. è il tempo di follow-up brevissimo, quasi sicuramente non sufficiente ad evidenziare un effetto collaterale raro come la miocardite che in molti casi può essere a lenta insorgenza e richiedere mesi dalla somministrazione (dato che è ricavabile sia dalla mia esperienza personale sia dagli stessi studi di prevalenza su popolazioni come quello di Sun o altri qui citati che hanno follow up molto più lunghi).
Naveed e collaboratori (2022) hanno analizzati i dati di una grossa struttura con un follow up di 21 giorni dalla seconda somministrazione, evidenziando per il vaccino Moderna rispetto al Pfizer nei maschi giovani un significativo aumento del rischio di miocardite e suggerendo quindi di ponderare meglio in questi soggetti la scelta della tipologia di vaccino da usare.
Patone e collaboratori (2022) hanno anch’essi trovato che i vaccini a mRNA (Moderna) rispetto a quelli a vettore virale aumentano in tutte le fasce di età il rischio di miocardite, in particolare nei maschi con età inferiore a 40 anni. Tale studio ha coinvolto i dati di circa 10 milioni di persone (tutta la popolazione inglese per un follow up dalla seconda dose di 28 giorni). In questo caso fa riflettere il paese in cui è stato condotto lo studio…che però tutto sommato è molto robusto.
Shi e collaboratori (2022) con una metanalisi si sono soffermati sul rischio di aritmie da vaccino, evidenziando come questo rischio, seppur basso, è pià evidente nelle persone vaccinate rispetto ai non vaccinati.
Kobayashi e collaboratori (2022) sono arrivati a conclusioni simili alla precedenti analizzando i dati relativi alla popolazione giapponese (rischio incrementato di miocardite per gli uomini giovani)
Klein e collaboratori (2022) in una lettera all’editore hanno studiato la popolazione USA di maschi giovani rilevando anch’essi un incremento dei casi di miocardite in associazione alle vaccinazioni, specificando che tuttavia i benefici della vaccinazione superano i rischi…senza mostrare dati numerici a favore di questa tesi! (non sto scherzando…leggetevi la lettera che trovate in bibliografia. Tenete a mente che è stata scritta negli Stati Uniti dove i vaccini a mRNA sono prodotti…) Sotto un estratto:
The incidence varied markedly by age and sex, however, with a disproportionate number of cases occurring in male persons, notably among adolescents after dose 2 and first boosters…
…Our findings can inform risk–benefit analyses, which thus far have consistently found the benefits of mRNA vaccination greatly outweigh the risks.
Mevorach e collaboratori (2022) hanno mostrato come l’incidenza di miocarditi a seguito della terza dose di vaccino Pfizer è comparabile con le precedenti e bassa.
Dong e collaboratori (2022) hanno descritto un caso di miocardite in seguito alla somministrazione di un vaccino a subunità. Tale dato farebbe propendere per un ruolo diretto della proteina spike nel processo morboso.
Anche Chen e collaboratori (2022) mostrano come le dosi booster presentano lo stesso rischio di miocardite del ciclo primario di vaccinazione.
Sung e collaboratori (2022) hanno analizzato mediante biopsia un caso di miocardite da vaccino, evidenziando nel contesto del miocardio infiltrazione di cellule giganti monocitarie.
Montag e collaboratori (2022) hanno riscontrato anche in Germania un notevole aumento dei casi di miocardite nei maschi giovani con meno di 40 anni nel 2021 rispetto agli anni precedenti da riferire alla vaccinazione.
Tan e collaboratori (2022) hanno redatto una revisione sistematica per quanto riguarda le Linee Guida per l’esecuzione di un’autopsia a soggetti deceduti in seguito ad eventi avversi da vaccino anti-COVID-19 (in particolare riguardo alle complicanze cardiovascolari).
Witberg e collaboratori (2022) hanno rilevato dati simili anche per quanto riguarda un grande centro medico che assiste milioni di pazienti israeliani, evidenziando però che la maggior parte dei casi di miocardite da vaccino sono lievi ed autolimitanti. (la rivista è prestigiosa: The New England Journal of Medicine; lo studio è molto robusto, israeliano e relativo al vaccino Pfizer…)
Corrao e collaboratori (2022) utilizzando dati italiani (Regione Lombardia) hanno anch’essi rilevato un aumento di incidenza dei casi di miocardite nei vaccinati con Moderna, tuttavia nelle conclusioni dell’abstract sostengono che comunque la vaccinazione presenta un migliore rapporto rischio/beneficio (cito)
Men 16 to 19 years of age has the highest rates of myocarditis within a few days after receiving the
Moderna vaccines. The balance between harms and benefits was almost always in favour of vaccination.
Tuttavia andando a leggere la discussione dell’articolo si legge questo:
although the NNT was slightly higher (from 9471 in the primary analysis to 10,317 in the secondary analy-
sis), suggesting an unfavourable balance between harm and benefit, we cannot disregard that harm and benefit outcomes had substantial difference in clinical profile, resolving the former in few days hospital stay without any fatal outcome, while avoiding severe outcomes, including severe acute respiratory syndrome, that sometimes may result in invasive intubation or death; (iv) the NNT for avoiding a case of SARS-CoV-2 infection was only 215 (data not shown), confirming the potential of a vaccine to prevent infection spread, even when there is a small risk of myocarditis.
A mio avviso questa interpretazione dei dati presenta diversi punti critici:
- Non mostra i dati relativi al rischio di morte/ospedalizzazione dovuto all’infezione (qui il “data not shown” proprio non ci andrebbe vista la delicatezza dell’argomento a mio avviso….)
- se ho letto bene sono necessari secondo questo scritto 215 dosi di vaccino per prevenire un solo contagio da SARS CoV 2…se così fosse la vaccinazione avrebbe un’efficacia di meno dell’ 1%… (forse intende i casi di infezione sintomatica? a che periodo si riferiscono questi dati?)
- nella maggioranza dei casi le infezioni da SARS CoV 2 sono asintomatiche, quindi da sole non possono essere usate come evento avverso grave
- non è dimostrato con omicron (come abbiamo visto prima) che vaccinare ferma i contagi
Watanabe e collaboratori (2022) sono gli unici che hanno evidenziato un incrementato rischio di miocardite anche nei soggetti anziani.
Per finire Couzin-Frankel in un editoriale per la prestigiosa rivista Science conferma tutti questi dubbi, evidenziando come l’esecuzione dei richiami vaccinali nei maschi giovani deve essere attentamente valutata alla luce del rapporto rischio/benefico.
OPINIONE PERSONALE (impopolare): Alla luce dei dati illustrati in questo articolo consiglierei il secondo richiamo booster solo ai soggetti anziani e fragili ad alto rischio di malattia COVID-19 grave, evitandone la somministrazione ai soggetti giovani. Quello che stupisce è vedere, alla luce dei dati qui illustrati, un invito sui mass media alla vaccinazione in massa anche dei giovani e degli operatori sanitari che, a mio avviso, non presenta alcun fondamento scientifico (per esssere gentili). Altra cosa stupefacente che ho trovato è vedere come la cancel culture “anti-NoVax” stia interessando anche alcuni ambiti della letteratura scientifica portanto a sminuire determinati risultati nella stesura dell’articolo o ad argomentazione dei dati a volte, a mio parere, discutibili. A riprova di ciò riporto ancora un recente articolo (Romero-Ibarguengoitia et al. 2022) ove è comparata l’incidenza degli eventi avversi di diversi vaccini anti-COVID-19… e… a gran “sorpresa” la maggiore incidenza di eventi avversi si registra con i vaccini a mRNA! (al contrario di quanto dichiarato dai mass-media dall’inizio dela pandemia ad oggi…)
BIBLIOGRAFIA:
Variante Omicron vs varianti precedenti:
Da-Yuan Chen. Role of spike in the pathogenic and antigenic behavior of SARS-CoV-2 BA.1 Omicron
Il SARS CoV 2 è stato creato in laboratorio?
Bruttel et al. 2022. Endonuclease fingerprint indicates a synthetic origin of SARS-CoV-2
Gli Antivirali sono efficaci contro la COVID?
Tene et al. 2022. Describing COVID-19 Patients During The First Two Months of Paxlovid (Nirmatrelvir/Ritonavir) Initiation in a Large HMO in Israel
Wong et al. 2022. Real-world effectiveness of early molnupiravir and nirmatrelvir/ritonavir among hospitalized, non-oxygen-dependent COVID-19 patients on admission during Hong Kong’s Omicron BA.2 wave: an observational study
Aggarwal et al. 2022. Real-world Use of Nirmatrelvir-Ritonavir in COVID-19 Outpatients During the Emergence of Omicron Variants BA.2/BA2.12.1
Lewnard et al. 2022. Effectiveness of nirmatrelvir-ritonavir against hospital admission: a matched cohort study in a large US healthcare system
Schwartz et al. 2022. Real-world effectiveness of nirmatrelvir/ritonavir use for COVID-19: A population-based cohort study in Ontario, Canada
Quanto dura l’immunità dopo la seconda dose booster di richiamo con i vaccini bivalenti omicron + wt?
Jara et al. 2022. Effectiveness and duration of a second COVID-19 vaccine booster
Quanto sono efficaci i vaccini bivalenti omicron + WT? Proteggono dalla malattia grave? impediscono il contagio?
Chalkias et al. 2022. A Bivalent Omicron-containing Booster Vaccine Against Covid-19
Kawasuji et al. 2022. Efficacy of the wild-type/Omicron BA.1 bivalent vaccine as the second booster dose
against Omicron BA.2 and BA.5
Grewal et al. Effectiveness of mRNA COVID-19 vaccine booster doses against Omicron severe outcomes
Callaway 2022. OMICRON-SPECIFIC VACCINES PROTECT AS MUCH AS CURRENT JABS
Il vaccino anti-COVID-19 può causare miocarditi o altri problemi cardiaci?
Jabagi et al. 2022. Myocardial Infarction, Stroke, and Pulmonary Embolism After BNT162b2 mRNA
COVID-19 Vaccine in People Aged 75 Years or Older
Bottom et al. 2022. Risk for Myocardial Infarction, Stroke, and Pulmonary Embolism Following COVID-19 Vaccines in Adults Younger Than 75 Years in France
Maldeen et al. 2022. Reactions following Pfizer-BioNTech COVID-19 mRNA vaccination and related healthcare encounters among 7,077 children aged 5-11 years within an integrated healthcare system
Naveed et al. 2022. Comparative Risk of Myocarditis/Pericarditis Following Second Doses of BNT162b2 and mRNA-1273 Coronavirus Vaccines
Patone et al. Risk of myocarditis following sequential COVID-19 vaccinations by age and sex
Shi et al. 2022. Cardiac Arrhythmia after COVID-19 Vaccination versus Non–COVID-19 Vaccination: A Systematic Review and Meta-Analysis
Kobayashi et al. 2022. Risks of Myocarditis and Pericarditis Following Vaccination with SARS‑CoV‑2 mRNA Vaccines in Japan: An Analysis of Spontaneous Reports of Suspected Adverse Events
Klein et al. 2022. Incidence of Myocarditis/Pericarditis Following mRNA COVID-19 Vaccination Among Children and Younger Adults in the United States
Mevorach et al. 2022. Myocarditis After BNT162b2 COVID-19 Third Booster Vaccine in Israel
Dong et al. 2022. Case report: Myocarditis following COVID-19 protein subunit vaccination
Chen et al. 2022. Booster dose of COVID-19 mRNA vaccine does not increase risks of myocarditis and pericarditis compared with primary vaccination: New insights from the vaccine adverse event reporting system
Sung et al. 2022. Biopsy-Proven Giant Cell Myocarditis Following the COVID-19 Vaccine
Montag et al. 2022. Hospitalised Myocarditis and Pericarditis Cases in Germany Indicate a Higher Post-Vaccination Risk for Young People Mainly after COVID-19 Vaccination
Tan. et al. 2022. A systemic review and recommendation for an autopsy approach to death followed the COVID 19 vaccination
Witberg et al. 2022. Myocarditis after Covid-19 Vaccination in a Large Health Care Organization
Watanabe et al. 2022. SARS-CoV-2 vaccine and increased myocarditis mortality risk: A population based comparative study in Japan
Couzin-Frankel 2022. Heart risks fuel debate over COVID-19 boosters – With benefits unclear, some scientists question new round of shots for young people
Romero-Ibarguengoitia et al. 2022. Analysis of immunization time, amplitude, and adverse events of seven different vaccines against SARS CoV-2 across four different countries